Monday, May 9, 2011

Il giovane Ribera in mostra al Museo del Prado di Madrid dal 5 aprile al 31 luglio 2011

Resurrezione di Lazzaro, Prado, Madrid

In contrasto con la miriade di mostre divulgative che vengono proposte ogni anno dai musei di tutto il mondo talvolta ci troviamo a visitare una esposizione propositiva ovvero che tenta di apportare qualcosa di nuovo nel fluttuante campo della storia dell’arte.
E’ il caso di questa magari piccola ma di certo importante mostra che propone 32 tele di Josè de Ribera, detto lo Spagnoletto, dipinte nei suoi anni giovanili ovvero durante il suo soggiorno romano e agli inizi della vita a Napoli, dove morirà nel 1652.
Oltre all’indiscutibile valore delle opere esposte ciò che ha colpito il mio interesse è stata la voglia di fare un poco il punto della situazione sugli studi in atto su questo pittore. E la scelta di proporre una summa dei suoi anni giovanili non è di certo un caso visto che proprio il suo primo periodo di carriera è quello che ha visto negli ultimi anni le maggiori novità in campo critico ed attributivo.
Appena entrati nelle sale subito ci si trova di fronte alla questione più discussa: una scritta sulla parete sovrasta le tele: José de Ribera versus Il Maestro del Giudizio di Salomone. Guardando in basso la famosa tela della Galleria Borghese, il Giudizio di Salomone, che per anni ha dato il nome ad un corpus di opere di un misterioso pittore seguace del Caravaggio. Fu il Longhi a sceglierne il nome “Maestro del Giudizio di Salomone” e per anni molti furono i dipinti accostati per stile e composizione a questo anonimo di talento. La sua identità pare essere uscita definitivamente dall’anonimato nel 2002 grazie a Gianni Papi che, forte di una dettagliata analisi stilistica e documentaria, ha proposto il nome di José de Ribera. Si può certamente non essere d’accordo, già Longhi scartò questa ipotesi ed è una opinione tuttora molto forte. Tralasciamo però il dibattito critico, quel che ci interessa è la mostra e la sua scelta di esporre accanto al Giudizio espone diverse altre opere attribuite sia all’ex anonimo che a Ribera. Così facendo suggerisce i motivi stilistici della posizione di Papi ma soprattutto da la possibilità al visitatore di farsi un’idea propria osservando queste splendide tele una accanto all’altra in un, perché no, divertente gioco attributivo che ho molto apprezzato e come me, notavo, gli altri visitatori.
La mostra prosegue con i notissimi cicli dedicati agli Apostoli ed ai Sensi, della Galleria Borghese ritrovo poi con piacere il Mendicante, che ho sempre considerato pittura simbolo dell’iconografia picaresca spagnola.  Arrivano poi alcune discusse e forse discutibili attribuzioni, fatto che ha alimentato ancor più il mio interesse. D’altronde aggiungendo al corpus di Ribera le opere del Maestro del Giudizio di Salomone è logico che si abbiano nuove chiavi di volta per capire periodo giovanile dello Spagnoletto ed aprire una nuova fase attributiva, fase dunque in fieri e di cui la mostra propone un punto della situazione.
Indicativa è ad esempio l’esposizione della Resurrezione di Lazzaro, che il Prado ha comprato nel 2001 e che, nonostante l’incertezza di alcuni studiosi, è attribuita al maestro spagnolo. Su questa opera a sua volta si basa l’attribuzione di una serie di dipinti di soggetto storico e composizione orizzontale, bellissimi, che ci regala una nuova immagine del pittore nei suoi anni romani. Tra queste ho rivisto con piacere la Negazione di Pietro della Corsini ed ammirato per la prima volta Il Martirio di San Lorenzo di Saragozza, che è quasi un inedito.
La parte finale della mostra poi propone opere del suo primissimo periodo napoletano, delle quali voglio citarvi, sperando di non annoiare, quelle che più han colpito il mio interesse. L’ambiziosissimo Calvario di Osuna, dipinto a Napoli del 1617-18, che rivela la sua ricca e complessa formazione. Il San Sebastiano curato dalle sante donne di Bilbao, scelta dai curatori come immagine simbolo della mostra. Il San Pietro ed il Cristo Flagellato provenienti dalla Quadreria dei Girolamini di Napoli, perché Ribera, lo Spagnoletto - è bene ricordarlo - è pittore spagnolo ma anche napoletano, che in quegl’anni no era tanto diverso, dopotutto nel Seicento Napoli era la città più popolosa ed importante… di Spagna.

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